Luci e ombre sul tominersen

Roche annuncia avvio di una fase II di studio di Tominersen. Ne sappiamo abbastanza?

La comunicazione dei dati relativi allo studio Generation HD 1 prevede la possibilità di sperimentare nuovamente il farmaco su un sottogruppo di pazienti.

E’ di pochi giorni la notizia che Roche si prepara ad avviare una Fase II di studio con tominersen, il farmaco ASO (Oligonucleotide Anti Senso) la cui somministrazione era stata interrotta a marzo 2021, a seguito della valutazione negativa dei suoi effetti sui pazienti da parte di una Commissione di Valutazione Indipendente.

Ricordiamo che Generation HD1 era una fase III di studio, estesa ad un numero alto di partecipanti e volta a valutare la potenziale efficacia terapeutica della molecola sperimentale. Le fasi II sono finalizzate, invece, soprattutto ad individuare il giusto dosaggio su un numero inferiore di partecipanti.

L’azienda, in questo lasso di tempo, ha analizzato i dati raccolti nel corso dello studio e ne ha, adesso, reso noti alcuni, attraverso un comunicato ufficiale e in un webinar organizzato da EHDN lo scorso 20 gennaio 2022 cui, come è stato preannunciato, seguiranno altri incontri.

Cosa è stato comunicato

Il fulcro della comunicazione, come da comunicato ufficiale dell'azienda, è il seguente: per un sottogruppo di pazienti, composto da persone più giovani (età <48anni); con un livello di gravità di malattia più basso (misurato attraverso un parametro che si chiama CAP, <500 in questo sottogruppo) ed esposte ad un dosaggio meno frequente del tominersen (120 mg ogni 16 settimane, invece che ogni 8 settimane) il tominersen potrebbe essere vantaggioso. I risultati, scrive l’azienda nel suo comunicato ufficiale, non sono statisticamente significativi rispetto al placebo.

Ma, allora…. che significa ‘vantaggioso’?

 

Cosa non è stato comunicato

- Non è stato chiarito in cosa si traduca esattamente il ‘vantaggio’ che il tominersen produrrebbe, sul piano clinico e sul piano biologico, sui pazienti che fanno parte del sottogruppo di riferimento. Dal quello che ci risulta, nella scienza no significatività statistica = no vantaggio;

- Non sono stati forniti dettagli sulla attuale condizione di salute di tutti gli altri pazienti coinvolti nella studio (circa 800 persone), che secondo la Commissione Indipendente di Valutazione non solo non hanno avuto miglioramenti a seguito della somministrazione del tominersen, ma anzi, nei casi in cui avevano assunto il dosaggio più alto del farmaco, erano addirittura peggiorati;

- Nel corso di Generation HD1 sono stati usati anche tablet e smartphone per raccogliere parametri vitali e informazioni quotidiane dei pazienti: questi dati non sono stati resi noti.

- Non è stato comunicato nulla sugli effetti biologici possibili che la riduzione della proteina sana ha prodotto sui partecipanti, né su quelli potenzialmente negativi che il farmaco stesso, come è più probabile, potrebbe aver provocato a dosaggi più alti.

- Questi dati definiti “vantaggiosi” sono il frutto di una suddivisione in sotto categorie di pazienti del tutto arbitrarie.

Nostre riflessioni e considerazioni

Nel corso del webinar organizzato da EHDN lo scorso 20 gennaio 2022 sono state rivolte ai relatori di Roche e ai panelist molte domande, cui si è dato riscontro a conclusione. Le domande più difficili e spinose, però, quelle volte a capire meglio, ad approfondire di più il significato dei dati presentati, sono rimaste senza risposta.

La nostra spiacevole impressione è stata che si sia preferito non dare spazio ad un vero confronto critico (l’unico possibile, a nostro avviso, nell’interesse dei pazienti), ma che si sia rimasti, volutamente, ad un livello di informazione superficiale.

Una situazione come quella presentata, ovvero la possibilità che un farmaco sperimentato senza successo in una fase III possa essere sperimentato di nuovo in una fase II su una popolazione più circoscritta, non capita tutti i giorni è dà speranza a migliaia di famiglie, pertanto la chiarezza è doverosa, per motivi etici, oltre che  per motivi scientifici.

Non è accettabile, a nostro avviso, che i pazienti non abbiano ricevuto dettagli sul profilo di ‘pericolosità’ del farmaco somministrato ai dosaggi più alti. Non è accettabile non avere ricevuto una motivazione del perché si ritiene vantaggioso un effetto, in mancanza di significatività statistica. Non è rassicurante avere assistito ad un dibattito dove tutti erano d’accordo con tutti.

La Fondazione LIRH crede nella ricerca.

La possibilità che un farmaco sperimentale possa avere una ‘seconda possibilità’ è un fatto positivo, in linea di principio. Nella pratica però, soprattutto se parliamo di una malattia rara e ancora non curabile come l’Huntington, con tutte le enormi e molteplici problematiche che porta con sé, non ci si può rallegrare per un principio.

C’è bisogno di fatti, di evidenze, di qualcosa in più. Soprattutto perché le altre sperimentazioni in corso offrono un bagaglio informativo, al momento, più chiaro.

Invitiamo i pazienti, i ricercatori e gli organi di informazione a soppesare con spirito critico le informazioni che circolano, ricordandosi che anche quelle che non circolano hanno un peso.

Invitiamo Roche ad alzare il profilo di trasparenza e di eticità nei confronti della comunità Huntington (già più volte, negli anni passati e per esperienze diverse, scottata dalla loro assenza), per tutto quanto attiene alla sperimentazione del tominersen.