Informazione

La Fondazione LIRH onlus promuove ogni anno iniziative di informazione e divulgazione. Di seguito troverai elencate tutte le nostre iniziative.

 

l'azienda uniQure ha annunciato il dosaggio dei primi due pazienti nel suo studio clinico europeo di Fase Ib/II in aperto sull'AMT-130 in Europa

Lo scorso 7 Febbraio 2022 uniQure ha annunciato il dosaggio dei primi pazienti nella sperimentazione clinica europea in aperto di AMT-130, un potenziale approccio di terapia genica una tantum per il trattamento della malattia di Huntington.

Si prevede di completare l'arruolamento dei pazienti in Europa entro la fine dell'anno.

Si prevede, inoltre, di fornire dati sulla sicurezza dello studio in corso negli Stati Uniti, a basse dosi, nel secondo trimestre di quest'anno.

La comunicazione dei dati relativi allo studio Generation HD 1 prevede la possibilità di sperimentare nuovamente il farmaco su un sottogruppo di pazienti.

E’ di pochi giorni fa la notizia che Roche si prepara ad avviare una Fase II di studio con tominersen, il farmaco ASO (Oligonucleotide Anti Senso) la cui somministrazione era stata interrotta a marzo 2021, a seguito della valutazione negativa dei suoi effetti sui pazienti da parte di una Commissione di Valutazione Indipendente. In questo articolo facciamo il punto su cosa sappiamo e cosa ancora non sappiamo.

Ricordiamo che Generation HD1 era una fase III di studio, estesa ad un numero alto di partecipanti e volta a valutare la potenziale efficacia terapeutica della molecola sperimentale.

Le fasi II sono finalizzate, invece, soprattutto ad individuare il giusto dosaggio su un numero inferiore di partecipanti.

L’azienda, in questo lasso di tempo, ha analizzato i dati raccolti nel corso dello studio e ne ha, adesso, reso noti alcuni, attraverso un comunicato ufficiale e in un webinar organizzato da EHDN ieri 20 gennaio 2022 cui, come è stato preannunciato, seguiranno altri incontri.

Cosa è stato comunicato

Il fulcro della comunicazione, così come ci è stato inviato, è il seguente: per un sottogruppo di pazienti, composto da persone più giovani (età <48anni); con un livello di gravità di malattia più basso (misurato attraverso un parametro che si chiama CAP, <500 in questo sottogruppo) ed esposte ad un dosaggio meno frequente del tominersen (120 mg ogni 16 settimane, invece che ogni 8 settimane) il tominersen potrebbe essere vantaggioso. I risultati, afferma l’azienda stessa nel suo comunicato ufficiale, non sono statisticamente significativi rispetto al placebo

Ma, allora…. che significa ‘vantaggioso’?

Cosa non è stato comunicato

- Non è stato chiarito in cosa si traduca esattamente il ‘vantaggio’ che il tominersen produrrebbe, sul piano clinico e sul piano biologico, sui pazienti che fanno parte del sottogruppo di riferimento; nella scienza no significatività statistica = no vantaggio;

- Non sono stati forniti dettagli sulla attuale condizione di salute di tutti gli altri pazienti coinvolti nella studio (circa 800 persone), che secondo la Commissione Indipendente di Valutazione non solo non hanno avuto miglioramenti a seguito della somministrazione del tominersen, ma anzi, nei casi in cui avevano assunto il dosaggio più alto del farmaco, erano addirittura peggiorati;

- Nel corso di Generation HD1 sono stati usati anche tablet e smartphone per raccogliere parametri vitali e informazioni quotidiane dei pazienti: questi dati non sono stati resi noti.

- Non è stato comunicato nulla sugli effetti biologici possibili che la riduzione della proteina sana ha prodotto sui partecipanti allo studio, né su quelli potenzialmente negativi che il farmaco stesso, come è più probabile, potrebbe aver provocato a dosaggi più alti.

- Questi dati definiti “vantaggiosi” sono il frutto di una suddivisione in sotto categorie di pazienti del tutto arbitrarie.

Considerazioni

Nel corso del webinar organizzato da EHDN sono state rivolte ai relatori di Roche e ai panelist molte domande, cui si è dato riscontro a conclusione.

Le domande più difficili e spinose, però, quelle volte a capire meglio, ad approfondire di più il significato dei dati presentati, sono rimaste senza risposta.

La nostra spiacevole impressione è che si sia scelto di non dare spazio ad un confronto critico (l’unico possibile, a nostro avviso, nell’interesse dei pazienti), ma che si sia rimasti - volutamente - ad un livello di informazione superficiale.

Una situazione come quella presentata, ovvero la possibilità che un farmaco sperimentato senza successo in una fase III possa essere sperimentato di nuovo in una fase II su una popolazione più circoscritta, non capita tutti i giorni e rischia di illudere migliaia di famiglie distraendole da ciò che invece di buono si sta cercando di fare attualmente con sperimentazioni di gran lunga più promettenti e con tecnologie migliori: pertanto, un approfondimento è doveroso, per motivi etici e per motivi scientifici.

Non è accettabile, a nostro avviso, che la comunità dei pazienti non abbia ricevuto dettagli sul profilo di ‘pericolosità’ del farmaco somministrato ai dosaggi più alti. Non è accettabile non avere ricevuto una motivazione del perché si ritiene vantaggioso un effetto, in mancanza di significatività statistica. Non è rassicurante avere assistito ad un dibattito dove tutti erano d’accordo con tutti.

La Fondazione LIRH crede nella ricerca e si dissocia da questo stile.

La possibilità che un farmaco sperimentale possa avere una ‘seconda possibilità’ è un fatto positivo, in linea di principio.

Nella pratica però, soprattutto se parliamo di una malattia rara e ancora non curabile come l’Huntington, con tutte le enormi e molteplici problematiche che porta con sé, non ci si può rallegrare per un principio.

C’è bisogno di fatti, di evidenze, di qualcosa in più.

Soprattutto perché le altre sperimentazioni in corso offrono un bagaglio informativo, al momento, più convincente.

Invitiamo i pazienti, i ricercatori e gli organi di informazione a soppesare con spirito critico le informazioni che circolano, ricordandosi che anche quelle che non circolano hanno un peso.

Invitiamo Roche ad alzare il profilo di trasparenza e di eticità nei confronti della comunità Huntington (già più volte, negli anni passati e per esperienze diverse, scottata dalla loro assenza), per tutto quanto attiene alla sperimentazione del tominersen.

Il tempo dedicato agli hobbies nel corso della vita aiuta ad affrontare meglio la perdita delle funzioni cognitive e dell' indipendenza in persone affette da malattia di Huntington in fase iniziale.

Lo studio è stato recentemente pubblicato su Journal of Personalized Medicine, in uno Special Issue che verrà interamente dedicato alla malattia di Huntington, a cura del prof. Ferdinando Squitieri, Direttore scientifico della Fondazione LIRH - Lega Italiana Ricerca Huntington e Responsabile dell’Unità Huntington e Malattie Rare dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza/Mendel.

Poco meno di un anno fa si assisteva all'insuccesso di tre studi clinici sulla malattia di Huntington. Oggi, per fortuna, possiamo parlare di nuove prospettive terapeutiche, basate su una tecnologia più evoluta delle precedenti.

 

Poco meno di un anno fa siamo rimasti tutti sgomenti di fronte all'insuccesso di tre studi clinici, ma oggi non solo possiamo parlare di nuove prospettive terapeutiche, ma addirittura di prospettive basate su una tecnologia più evoluta delle precedenti.

Per arrivare a questo, c’è stato un enorme impegno da parte di tutti: le industrie, i ricercatori e i pazienti. Non dobbiamo mai dimenticare che è possibile condurre sperimentazioni sulla malattia grazie all'elevato tasso di partecipazione dei pazienti. 

16 Dicembre 2021: uniQure diffonde, in un comunicato ufficiale, aggiornamenti sui primi pazienti reclutati nella sperimentazione clinica di fase I/II della terapia genica AMT-130 per il trattamento della malattia di Huntington

Ieri, 16 Dicembre 2021, l'azienda uniQure ha diramato un comunicato stampa (allegato) che contiene importanti aggiornamenti sulla sperimentazione clinica di fase I/II con ATM-130 (terapia genica). 

I punti salenti del comunicato sono quattro:

1 - Il trattamento è stato ben tollerato, senza problemi significativi legati alla sicurezza,  nei primi due pazienti trattati, fino a un anno dopo la somministrazione (sono stati finora arruolati quattro pazienti, due hanno ricevuto il placebo e due il farmaco);

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> Quale comportamento/azione è considerato 'buona' o 'cattiva' pratica da parte dei pazienti e dei loro caregiver? 

> Cosa ci si aspetta da un 'Centro' che viene indicato come di Centro di riferimento per la malattia di  Huntington'? 

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